Barolo

Il castello che domina l’ampio sistema di colline coltivate ad uve Nebbiolo fu costruito nella sua prima fase attorno all’anno 1000.

Il nome del paese deriverebbe dal celtico “bas reul”, luogo basso, come di fatto è rispetto ad altri paesi della zona.

Verso il 1250 il feudo passò ai Falletti, la cui dinastia ne rimase proprietaria fino al 1864, con Giulia che per prima sperimentò il metodo di vinificazione del Barolo, così come oggi lo conosciamo.

All’interno del castello oggi ha sede l’Enoteca Regionale del Barolo , dove è selezionata la produzione più pregiata dei vini locali, di cui il re è sicuramente l’omonimo Barolo DOCG.

Storia

Se non Barolo, certo il suo territorio fu abitato in tempi preistorici: infatti utensili ed armi silicee risalenti all’età neolitica furono ritrovati nella conca della «Fava».

Una lapide funeraria ritrovata nel 1920 in frazione Vergne è testimonianza d’epoca romana.

La costruzione del Castello viene fatta risalire al X secolo, quando, a seguito delle scorrerie ungare e saracene, Berengario I di Provenza concesse ai feudatari ed ai religiosi della zona la possibilità di erigere torri ed opere di difesa.

Nel 1250 lo ebbero in feudo i marchesi Falletti, che, nel tempo, vantarono la loro signoria su altri 50 luoghi nel solo Piemonte.

L’attuale zona del Barolo fu pressoché per intero di loro proprietà.

La dinastia si estinse nel 1864 con la morte dell’ultima marchesa, Giulia Colbert, che diede nome e fama al vino Barolo.

Barolo (914 ab.) – Questo paesello, il cui nome è così famigliare pel suo meritamente celebratissimo vino, sta a est di Cherasco, sulla destra della Stura, tra Novello e La Morra, sul pendio australe di un colle, a 4 chilometri da La Morra. Parrocchiale di San Donato, con le reliquie di S. Barolo martire, da cui credesi che il paese derivasse il nome. Castello dei marchesi di Barolo. Congregazione di carità e Opera pia Barolo, che fabbrica e smercia i sullodati vini.
Cenni storici. — Fu dato in feudo da tempo remotissimo ai Falletti con titolo marchionale. I duchi di Mantova lo cederono a quelli di Savoia nella pace di Cherasco del 1631.

Uomini illustri. – Dei nobili Falletti marchesi di Barolo meritano speciale menzione i due ultimi : Ottavio Alessandro Carlo Falletti , morto nel 1828, senatore dell’Impero francese sotto Napoleone I, membro della R. Accademia delle Scienze, autore di un opuscolo critico sopra Vittorio Alfieri e di parecchie opere anonime; e il suo unico figlio Tancredi Carlo, morto nel 1838, autore anch’esso di varie opere, grande filantropo e caritatevole come il padre. Morto senza prole, lasciò il largo avere alla vedova marchesa Giulietta di Barolo, nata Colbert, la quale continuò l’opera di beneficenza del marito, fondò a Torino il Rifugio delle convertite, il mona-stero attiguo delle Maddalene, asili, scuole e altri utilissimi stabilimenti, accolse in casa sua Silvio Pellico e lasciò il patrimonio dei Barolo a varie pie fondazioni.

Coll. elett. Cuneo III (Alba) — Dioc. Alba — P2 ivi, T. a Monforte

Gustavo Straforello
La patria. Geografia d’Italia. Provincia di Cuneo – Volume I – Torino 1891

Crediti fotografici mastino70

Barolo: Glamour e maestoso

La zona de il Barolo è la zona più ricca delle Langhe, quella che accresce la propria bellezza con il passare degli anni, man mano che i castelli, le torri e le chiese vengono restaurati e le persone riprendono a vivere in questi luoghi, rinnovando e abbellendo con orgoglio case e villaggi.

È un paesaggio affascinante, e probabilmente vi sentirete come un re o una regina passando davanti ai magnifici castelli e alle affascinanti tenute vinicole che coronano le cime delle colline e ravvivano i pendii, opere d'arte ben pettinate e rasate

Molti sostengono che il paesaggio raggiunge l’apice della sua bellezza in autunno, quando la ricca tavolozza di colori dei vigneti va dal verde al giallo edall'arancione al rosso, fino quasi al viola. La nebbia che riempie le valli in questo periodo sprigiona un'aura di misticismo e splendore

Il borgo Barolo

La vista di Barolo e dei suoi vigneti è mozzafiato, tanto che per chi si avvicina da La Morra, Novello o Monforte d'Alba, è semplicemente stupefacente.

Barolo è situata più in basso rispetto ai paesi circostanti e le colline che scendono verso il Castello di Barolo assomigliano ad un anfiteatro fatto di ordinati filari di viti a perdita d'occhio.

È questa qualità, questa caratteristica, ad averla resa una delle più importanti cittadine dell'area del Patrimonio mondiale UNESCO

Barolo, famosa per i suoi vini costosi ed esclusivi, suscita desiderio e curiosità.

Ti senti eccitato, il protagonista di una fiaba quasi timoroso di entrare in un territorio proibito, là dove tesori e antichi segreti sono nascosti dietro antiche mura e porte splendidamente incise.

Ma Barolo è anche caratterizzata da una piacevole atmosfera familiare: con i suoi abitanti originari, i viticoltori che vivono e lavorano sul posto, esattamente nel suo centro.

Trattori e camion entrano ed escono dal villaggio; ma esiste al contempo anche un'altra realtà: le Ferrari e le Lamborghini che transitano a tutte le ore.

Potrebbero essere guidate dall’agricoltore stesso, tanta è la ricchezza generata dai vini prodotti in questa zona, o appartenere a uno dei numerosi ricchi ospiti che visitano l’area.

Castelli e musei

Il castello di Barolo fu costruito intorno all'anno 1000.

Il nome della città deriva probabilmente dal celtico basreul o luogo basso.

Intorno al 1250 la città passò nelle mani della famiglia Falletti, che la possedette fino al 1864.

Fu l'ultimo membro di questa famiglia, Giulia Colbert, che inventò la tecnica di produzione del vino Barolo come viene impiegata oggi.

Il castello più importante di Barolo si trova nel centro della città: è stato restaurato e oggi ospita il WIMU, il Museo del Vino delle Langhe, sito in grado di offrire un'interessante mostra sul vino – ovviamente –, nonché sulla vinificazione, sia dal punto di vista storico sia da quello artistico.

Di fronte al castello principale si trova il museo del cavatappi; potrebbe non sembrare molto interessante, ma non fatevi ingannare! Il fondatore ha infatti allestito una grande mostra e un meraviglioso negozio all’interno del museo, che meritano davvero una visita.

Il secondo castello di Barolo si trova lungo la strada per Vergne.

Un'antica leggenda racconta che tale castello una volta veniva utilizzato per ospitare grandi e selvagge feste solo per pochi ospiti eletti; le feste iniziavano con cene sontuose e andavano avanti fino a tarda notte.

Una sera, quando una cena si trasformò in un festeggiamento oltremodo sfrenato e peccaminoso, il pavimento della sala da pranzo si aprì improvvisamente e tutti gli ospiti caddero in una voragine, morendo sepolti vivi dalle macerie.

La storia racconta che ancora oggi si possono sentire le urla dei peccatori da sotto le vecchie mura e che piccole fiamme imperversano nelle stanze abbandonate.

Mentre altri castelli sono stati ristrutturati, questo è rimasto intatto nel tempo.

Viene da chiedersi pertanto se ci sia realmente qualcosa di vero nell'incantesimo che lo abita…

Food & Drinks

La  città offre un'ampia selezione di negozi di vino e la maggior parte delle cantine (delle aziende vinicole, intendo) circostanti sono anche aperte al pubblico.

La più impressionante è l'enoteca di Barolo nel centro della cittadina, dove si può trovare una gamma notevole di vini, che possono essere tutti assaggiati al bicchiere.

Questo è forse il modo migliore per trovare il proprio Barolo preferito.

La mappa tridimensionale

Nei villaggi della zona del Barolo è inoltre comune trovare nei negozietti la mappa tridimensionale raffigurante le zone in cui si produce il Barolo.

Questo è uno dei manufatti della zona da me preferiti, in quanto sulla maquette  si può osservare il territorio ed averne un’immediata percezione pratica, come se si stessero sorvolando i pendii delle colline, le lunghe valli.

Potrete così conoscere nel dettaglio l’estensione della zona dove si produce il Barolo e cercare sulla mappa i cru più pregiati.

La mappa viene utilizzata anche nelle cantine durante le degustazioni per far comprendere all’assaggiatore la conformazione del terreno in cui nasce il vino che degusta e che gli conferisce le sue peculiarità.

I ristoranti

Naturalmente, i ristoranti di Barolo non deludono per niente.

Potreste voler visitare La Cantinella, una trattoria raccomandata da Slow Food che serve meravigliosi piatti piemontesi in un'atmosfera familiare.

È qui che ho mangiato personalmente il mio primo piatto al tartufo bianco, quindi per me questo posto ha un valore particolare e sarà per sempre impresso nella mia memoria.

Potete però anche rendere la vostra visita un po' più glamour e visitare il Massimo Camia, stellato Michelin.

Qualsiasi  ristorante o locanda scegliate, avrete la garanzia di un'esperienza indimenticabile.

Il vino Barolo

Il Barolo è il vino più prestigioso della regione, è fatto con uve di Nebbiolo, che maturano alla fine di settembre.

Solo i vigneti situati su colline con pendenze e orientamenti particolari sono adatti alla sua produzione e i terreni devono essere principalmente argillosi e calcarei

Ci sono circa 1100 produttori di Barolo, insieme producono circa 5 milioni di litri di vino all'anno.

Per qualificarsi come Barolo, il vino deve essere maturato per almeno 3 anni e avere una percentuale minima di alcol di 13 gradi.

Quando il vino è invecchiato per almeno cinque anni, può essere etichettato come Riserva

Il vino Barolo è chiamato "Vino dei re e re dei vini": per gli intenditori è il vino più raccolto d'Italia mentre per i principianti è un vino difficile da capire, perché il suo gusto è molto profondo e forte.

Peculiarità ai sensi

L'odore è spesso descritto come quello del pino all'inizio, del catrame e della rosa alla fine.

Il colore può essere insolitamente arancione quando invecchia. 

È un vino prestigioso, che fa battere il cuore del vero viticoltore.

I produttori locali amano e custodiscono questo loro vino, lo difendono con il cuore e con l'anima e come sempre, quando i sentimenti si surriscaldano, guerre e litigi possono scaturire.

Tradizionalisti e progressisti

La guerra del Barolo è una diatriba che intercorre da tempo tra i viticoltori conservatori e quelli progressisti: tra tradizionalisti e modernisti, potremmo dire.

I Baroli originari erano molto tannici perché il vino veniva lasciato a fermentare sulle bucce dell'uva per almeno tre settimane, e assorbiva così i tannini dalle bucce stesse.

Poi il vino veniva invecchiato in grandi botti di legno, un processo che richiedeva più di dieci anni, e si ammorbidiva.

Il risultato era un vino forte che poteva essere conservato per molti anni.

Tra i produttori tradizionalisti si includono: Rinaldi, Marcarini, Mascarello, Brovia, Conterno, Burlotto, Oddero, Barale, Cavallotto, Massolino e Bruno "il Maestro" Giacosa.

Al fine di creare un vino più fruttato e accessibile per il gusto e il mercato internazionali, i viticoltori progressisti –i modernisti– scelsero di accorciare il periodo di fermentazione a contatto con le bucce ad un massimo di dieci giorni e di far maturare il vino in barriques francesi (piccole botti di rovere).

Il risultato, secondo i tradizionalisti, era un vino non più riconoscibile come Barolo, un prodotto che sapeva più di quercia che di vino.

Tuttavia, tale lavorazione ha aperto un mercato più ampio del precedente.

Tra i produttori modernisti si includono: Scavino, Rosso, Rivetti, Ceretto, Boglietti, Veglio, Altare, Sandrone, Clerico ed Einaudi.

La guerra si è ora placata poiché la maggior parte dei produttori ha optato per una via di mezzo e spesso usa una combinazione di barriques e botti grandi.

Tuttavia, le case più prestigiose rifiutano ancora le barriques e insistono sulla pazienza per i loro vini eccezionali.

Questi sono i punti fermi delle aste, ricercati dagli appassionati di Italia, Germania, Giappone, Svizzera e StatiUniti

La popolarità del vino e della sua regione ha anche portato ad un vero e proprio boom di prodotti legati al Barolo, come il Balsamico e la Cugnà di Barolo.

I "figli" del Barolo

Oltre ai vini, infatti, il Barolo dà vita anche ad altri due prodotti tradizionali: il Chinato e la grappa.

L'origine del Barolo Chinato risale al XIX secolo.

È un vino aromatico preparato mettendo in infusione nel Barolo della corteccia di China Calissaja, della radice di rabarbaro e una dozzina di altre erbe aromatiche. 

La Grappa di Barolo è prodotta invece dalla distillazione dei resti della pressatura delle uve di Nebbiolo.

Tale distillazione è realizzata tramite un processo tradizionale, dopo il quale la grappa stessa matura per almeno tre anni in legno di quercia.

Questo trasforma il suo colore da giallo ad ambrato chiaro e le conferisce quel gusto piacevolmente morbido.