Dal 15 Aprile 2025
al 15 Aprile 2025
Frà: San Francesco

Giovanni Scifoni esplora la figura di San Francesco, la sua vita, il suo messaggio e il mistero della morte in un monologo intenso e profondo

Il Teatro Sociale di Alba alza il Sipario ed accende i Riflettori sulla nuova Stagione teatrale 2024/2025.

Con grande Entusiasmo dà il Benvenuto al pubblico, offrendo la proposta per un’altra Annata ricca di Emozioni, Spettacoli Straordinari e Momenti Indimenticabili.

La Programmazione è stata pensata e curata per offrire la più ampia Varietà possibile: dal Teatro di Prosa a quello dedicato alle Famiglie, dal Balletto al Teatro del Territorio e, come sempre, uno spazio dedicato ai Giovani.

Ogni Spettacolo è un Viaggio attraverso Storie Avvincenti, Interpretazioni Appassionate e una fusione di Luci, Suoni e Scenografia che trasformano il palcoscenico in un luogo Incantato.

Inoltre, il Teatro è uno straordinario Veicolo per la Comunicazione Culturale e Sociale, capace di affrontare Temi Attuali e Universali, unendo persone di diverse Generazioni e Provenienze.

Non resta che entrare in sala, mettersi comodi e lasciarsi coinvolgere dalla grande Magia del Teatro.

Frà: SanFrancesco – La superstar del Medioevo

Di e con

Giovanni Scifoni

Regia

Francesco Ferdinando Brandi

Musiche originali

Luciano Di Giandomenico

Strumenti antichi

Luciano Di Giandomenico
Maurizio Picchiò
Stefano Carloncelli

Coproduzione

Teatro Carcano – Mismaonda – Viola Produzioni

Come si fa a parlare di San Francesco d’Assisi senza essere mostruosamente banali?

Giovanni Scifoni nel monologo, orchestrato con le laudi medievali e gli strumenti antichi, si interroga sull’enorme potere persuasivo che genera su noi contemporanei la figura pop di Francesco.

Percorre la vita del poverello di Assisi e il suo sforzo ossessivo di raccontare il mistero di Dio in ogni forma, fino al logoramento fisico che lo porterà alla morte, dalla predica ai porci fino alla composizione del Cantico delle Creature;

Francesco canta la bellezza di frate sole dal buio della sua cella, cieco e devastato dalla malattia.

Sapeva incantare il pubblico. E poi il gran finale, la morte, il rapporto di fratellanza, quasi di amore carnale che aveva con la morte corporale, “da la quale nullu homo vivente pò scappare”.

Il pubblico sarà costretto ad affrontare il vero grande tabù della nostra contemporaneità: non siamo immortali.