

Una grande retrospettiva dedicata all’opera pittorica di Luigi Serralunga, attivo tra fine Ottocento e primi del Novecento.
L’esposizione comprende oltre 80 opere, tra dipinti e disegni, provenienti da collezioni pubbliche e private.
Il percorso è organizzato in modo cronologico e tematico, per raccontare le trasformazioni stilistiche dell’artista.
Si evidenzia l’evoluzione dal verismo, legato a una rappresentazione oggettiva e quotidiana del reale, verso un linguaggio più simbolico e liberty.
La curatela è affidata a Andrea Busto, direttore del museo.
Serralunga è presentato come un autore dalla pittura densa, attenta alla materia e alla luce, capace di coniugare tecnica accademica e suggestione poetica.
L’intero allestimento intende restituire un’immagine complessa e coerente di un artista a lungo trascurato, ma di grande interesse per la storia dell’arte torinese e nazionale.
Il titolo stesso della mostra sottolinea il doppio registro espressivo che caratterizza la sua opera: tra osservazione del reale e tensione ideale.
Luigi Serralunga nacque a Torino nel 1880, in una famiglia borghese legata all’amministrazione regia.
Nel 1896 si iscrisse alla Reale Accademia Albertina di Belle Arti, dove fu allievo del celebre pittore Giacomo Grosso.
Durante il periodo di formazione ottenne numerosi riconoscimenti accademici, tra cui la medaglia di rame e la medaglia d’argento.
Nel 1902 soggiornò a Roma per approfondire lo studio dell’arte classica.
A partire dal 1904 partecipò con regolarità alle esposizioni della Società Promotrice di Belle Arti di Torino.
La sua pittura si colloca in un punto di transizione tra l’accademismo ottocentesco e le nuove istanze simboliste e moderne del primo Novecento.
Negli anni Trenta aprì il proprio studio a giovani artisti, diventando figura di riferimento nella scena locale.
Tra i suoi allievi vi fu Ettore Fico, futuro fondatore del museo che oggi ospita la retrospettiva.
Serralunga morì nel 1940, lasciando un corpus di opere raffinate, intimiste e colte, rimaste a lungo fuori dal grande racconto critico.
La mostra attuale rappresenta un’occasione preziosa per rivalutare il suo ruolo all’interno della storia dell’arte italiana tra Otto e Novecento.