Damiano Accattoli
Andrea Chenna
Eleonora Congiu, Dante Zitoun, allievi della STB
Orchestra Beethoven SPM e QueenOrchestra SPM
Clarissa Marino, Giuliana Toselli
Sax Nicosia
Associazione Baretti ETS / Scuola Popolare di Musica
“Ho tentato in tutti i modi di poter essere un uomo…” Con questa confessione di Fabrizio De André si apre un percorso che intreccia la sua vita e la sua arte, mostrando quanto il mestiere dell’artista possa sospendere – o ritardare – il diventare uomo.
Come una specie di sorriso è un viaggio nella biografia e nella poetica di De Andrè.
Il testo di Damiano Accattoli, affidato alle voci degli allievi della Scuola di Teatro Baretti, dialoga con le trascrizioni musicali di Andrea Chenna eseguite da Orchestra Beethoven e QueenOrchestra, ensemble formati dagli allievi della Scuola Popolare di Musica del Baretti.
Lo spettacolo attraversa la Genova dei carrugi, l’umanità degli emarginati cari a Brassens, gli incroci tra linguaggi antichi e moderni.
La SPM Baretti, progetto di inclusione sociale attraverso l’educazione musicale, trasforma la vicenda umana e artistica di De André in strumento di connessione e di incontro.
La nuova stagione nasce dall’idea della famiglia come spazio vivo e molteplice, non solo legame di sangue ma comunità che ci si sceglie, con cui si cresce e ci si confronta.
Il teatro diventa una forma speciale di famiglia: fragile e forte, fatta di artisti e spettatori che si incontrano in uno spazio imperfetto e sacro, provando a dare forma al mondo mentre lo attraversano.
La stagione 25/26 prende il nome di Aurea Familia perché, oggi più che mai, emerge la necessità di cercare un equilibrio aureo, quella proporzione poetica e matematica che attraversa natura, arte e architettura e che qui diventa simbolo di un’armonia possibile.
Aurea Familia rappresenta la ricerca di una proporzione giusta tra memoria e futuro, tra la fragilità di chi muove i primi passi e la solidità di chi ha già lasciato tracce significative, tra generazioni e linguaggi che convivono sullo stesso palcoscenico.
La famiglia teatrale esiste quando le differenze si sostengono: il palcoscenico diventa così un laboratorio di equilibrio, illuminato da una luce imperfetta che invita a ricomporre ciò che sembra disperso.
Il teatro resta un gesto semplice: una porta che si apre, una voce che si alza, un silenzio che accoglie tutti nello stesso respiro. In quel respiro prende forma la loro familia aurea, fragile e preziosa, sempre nuova e necessaria.