

Francesco Lanzillotta
Pierre-Emmanuel Rousseau
Gilles Gentner
Ulisse Trabacchin
Vincenzo Bellini
Carlo Pepoli
(tratto dal dramma storico Têtes rondes et Cavaliers di Jacques-François Ancelot e Joseph-Xavier Boniface “Saintine”)
Parigi, Théâtre Italien, 24/01/1835
La vicenda de I puritani è piuttosto semplice: un triangolo amoroso, un contrasto di politica, la minaccia di una tragedia appena sfiorata.
Ma è la musica di Bellini a fare la differenza: ogni azione, ogni conflitto, ogni male si trasforma in melodie lunghe e celestiali, dal profilo sinuoso, capaci di sospendere il tempo e ipnotizzare dal 1835 fino a oggi.
Non importa che la storia sia ambientata in Inghilterra: l’orchestra conserva una luce mediterranea, segno delle origini catanesi del compositore.
Quella stessa luce affascinò Chopin e Wagner, e stava aprendo a Bellini le porte della celebrità europea, prima che la morte lo cogliesse a soli trentatré anni.
Tra le sue opere, I puritani è forse la più raffinata nella strumentazione e la più varia nei caratteri.
«Il gaio, il tristo, il robusto dei pezzi, tutto è stato marcato dagli applausi», scrisse Bellini all’amico Francesco Florimo dopo la prima parigina.
L’ultima opera di Bellini torna al Regio sotto la direzione di un maestro già apprezzato a Torino per Norma e La rondine.
In scena un cast di fuoriclasse, con voci di grande forza e sensibilità interpretativa.
La regia è affidata a un artista che ha già firmato allestimenti di successo al Regio, e che qui propone una lettura tra classicismo e neoromanticismo.