Ambroise Thomas
Michel Carré e Jules Barbier
da William Shakespeare
Parigi, Opéra de Paris , 09/03/1868
Con le sue danze piene di brio, le scene spettrali e le grandi arie da cantare con il cuore in mano, dalla prima rappresentazione nel 1868 e per settant’anni, Hamlet fu uno dei titoli di punta dell’Opéra di Parigi.
Si tratta del maggior successo di Ambroise Thomas, un’operista della generazione di Wagner e di Verdi con uno stile improntato all’immediatezza.
Il libretto è ispirato liberamente all’omonima tragedia di Shakespeare: Hamlet, figlio del re di Danimarca, scopre che il padre è stato ucciso dallo zio, per poter così sposare la regina e impossessarsi del trono.
Per smascherare l’assassino, il giovane dovrà sacrificare persino l’amore della fedele Ofelia.
Il finale è tutt’altro che scontato.
Abitualmente, il protagonista è interpretato da un baritono, perché così era previsto nel cast della prima.
In realtà, Thomas aveva concepito Hamlet come un tenore: negli ultimi anni la partitura originale è stata recuperata, affidando la parte del protagonista al tenore John Osborn per la prima esecuzione.
Dopo aver entusiasmato il pubblico torinese nella Fille du régiment, sarà proprio lui a incarnare il principe triste, intonando il celebre monologo «Être ou ne pas être».
Sara Blanch sarà Ophélie, la cui pirotecnica aria della follia è una vera sfida per i soprani di coloratura.
Lo spettacolo avrà la regia di Jacopo Spirei e la direzione del maestro Jérémie Rhorer, che con la sua consueta sensibilità saprà mettere in risalto le atmosfere contrastanti dell’opera.
Jérémie Rhorer
Fiammetta Baldiserri
Gary McCann
Giada Masi
Ulisse Trabacchin
Jacopo Spirei