Andrea Caldi, Fabio Fassio, Elena Romano
Agnese Falcarin
Sofia Crepaldi
In un tempo e luogo indefiniti tre attori decidono di fare La Traviata, in tre.
L’impresa si deve fare perché ciò che conta è il potere evocativo del teatro.
Non hanno scenografie imponenti né costumi elaborati, ma hanno una storia da raccontare.
Del melodramma privato della sua opulenza restano Violetta, Alfredo e le arie immortali che l’hanno resa celebre.
Perché è l’opera più rappresentata al mondo, identitaria, decadente e struggente.
Il testo diventa un pretesto e le solitudini dei tre personaggi non sono un limite, perché a teatro si può fare tutto.
Il risultato è comico e teneramente tragico, dove amore, morte e onore tornano attuali come non mai.
Per i tre attori l’unica salvezza è salire sull’arca del sogno.
Lo spettacolo si fa ovunque: piazze, cortili, teatri, borghi e radure.
Come i comici shakespeariani, l’attore può essere muro o fessura, regina o leone, purché preservi il patto con lo spettatore.
Il tono resta comico e patetico, surreale e disperato, in un equilibrio sempre vivo.
La stagione “Oltre i confini” al Teatro Balbo si presenta come un viaggio tra danza contemporanea, prosa, musica-teatro e performance: un cartellone fatto di attraversamenti e sperimentazioni.
C’è spazio per il corpo in movimento: spettacoli di danza che mettono in scena corpi e gesti come linguaggio scenico, capaci di raccontare storie e emozioni senza parole.
Ma anche per la parola: prosa e teatro di narrazione che cercano intimità, verità, e rapporti diretti con lo spettatore.
Il mix delle arti — danza, musica, teatro — è pensato come un campo aperto: un teatro che vuole essere “oltre”, non ingabbiato, che invita lo spettatore a guardare, ascoltare, sentire.
Questa stagione non è un semplice calendario di spettacoli: è un percorso pensato per attraversare spazi, linguaggi, sensibilità. Una proposta che unisce la comunità, l’arte, la curiosità, senza separazioni nette tra genere e stile.