Dal 20 Ottobre 2024
al 20 Ottobre 2024
Fiera del Rapulè
Giornata di chiusura per la Fiera che anima Calosso attraverso la tradizione, la conoscenza del territorio e dei suoi prodotti
Appuntamento ormai indelebile sull’agenda dell’autunno astigiano, la manifestazione trae ispirazione dal nome dall’antica e tradizionalissima pratica della vendemmia dei grappoli tardivi, detti nel dialetto locale Rapulin ‘d San Martin.
Il terzo week-end di ottobre, terminate per molte aziende le fatiche della vendemmia, quando il clima si rinfresca e la campagna si tinge dei colori caldi e vivi dell’autunno, il borgo di Calosso si anima con il suo percorso enogastronomico che consente a tutti di deliziare il palato con un vasto assortimento dei piatti tipici della cucina locale accompagnati dagli ottimi vini DOC e DOCG dei 25 produttori che fanno parte dell’Associazione Crota ‘d Calos.
Programma
A breve disponibile.
I piatti della tradizione
- Trippa in umido
- Acciughe al verde
- Uova al tartufo
- Guanciotto caramellato al Moscato d’Asti
- Vitello tonnato
- Friciule con salame cotto
- Insalata di Carne Cruda
- Insalata russa
- Flan di porri e patate con crema di formaggio
- Ravioli del plin al ragù
- Zabaione al Moscato
- Fritto misto alla piemontese
- Gnocchi al Castelmagno
- Torta di Nocciole con crema di nocciole
- La Gran Finanziera di Calosso
- Fonduta con tartufo e crostini
- Formaggi di Langa con cugnà
- Anguille carpionate al Moscato d’Asti
- Antico budino di casa Savoia
- Canestrelli con composta di mele & i Calicioni delle monache
- Tajarin al sugo di carne
- Crudo di Cuneo DOP
La fiera
La Fiera prende vita su un percorso cittadino composto di 19 tappe in cui è possibile assaporare piatti della tradizione e ottimi vini dei produttori del territorio.
A far da cornice alle degustazioni la magnifica atmosfera dei crotin, antiche cantine scavate nel tufo che giacciono sotto la maggior parte delle abitazioni del centro storico; essi guidano i visitatori attraverso un suggestivo itinerario che si snoda nel sottosuolo del borgo calossese.
Per tutta la durata della fiera vie e piazze del centro storico vengono allietate da figuranti, artisti di strada, cantastorie e, la domenica, da un variopinto e variegato mercatino a Km Zero, sulle cui bancarelle vengono esposti prodotti di vario genere appartenenti alla filiera corta.
Quella del Rapulé è senza dubbio una fiera che ha visto crescere la sua importanza e la sua popolarità oltre i confini della piccola comunità di paese, evento sicuramente irrealizzabile senza il contributo fondamentale di moltissimi calossesi che anno dopo anno mettono in campo il loro impegno, lavorando con entusiasmo, curando con attenzione il minimo dettaglio e costituendo la forza in grado di spingere questa manifestazione verso traguardi sempre più importanti.
Il crotin
Il Crotin è l’unica moneta accettata all’interno del percorso della Fiera (1 Crotin = 1€) ed utilizzabile per l’acquisto dei piatti, l’acquisto delle degustazioni vino e l’acquisto delle bottiglie all’uscita del percorso.
Musica
Durante i giorni di Fiera musicisti e artisti animeranno le vie del centro storico.
Il Calosso DOC
La DOC Calosso, una delle denominazioni più piccole e giovani d’Italia, nasce nel 2011, a tutela di un vino prodotto con uve dal vitigno Gamba Rossa, o conosciuto localmente come Gamba di Pernice.
Patrimonio riscoperto di uno dei più vecchi e rari vitigni piemontesi, il Gamba di Pernice deve il suo nome al particolare colore rosso acceso del raspo prima dell’invaiatura, che ricorda le zampette delle pernici.
Un tempo noto nell’Albese come Pernicine, il Gamba di Pernice, detto anche Gamba Rossa o Imperatrice dalla Gamba Rossa, è un vitigno oggi raro, già attestato dal Nuvolone nel 1798, testato dall’inchiesta Leardi Demaria attorno al 1870 e dato come tipico dell’Alto Monferrato dal Rovasenda negli stessi anni.
Andato quasi scomparso nel ‘900, grazie alla caparbietà di alcuni produttori calossesi, dopo 12 anni di sperimentazione con l’Università di Torino, è stato ripiantato da diversi produttori, diventando fiore all’occhiello della viticoltura calossese, fino al riconoscimento nel 2011 della denominazione Calosso.